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Titoli Nobiliari: Patrizi

Noto sin dall'epoca della Antica Roma, questo titolo distingueva i primi cittadini romani da quelli nuovi, chiamati "plebei". Ma avvicinandosi ai tempi nostri, il titolo di patrizio divenne un vero e proprio titolo nobiliare per antica estrazione. Una legge emanata in Toscana il 31 luglio 1750 divise i gentiluomini delle nobili città di Firenze, Siena, Pisa, Pistoia, Arezzo, Volterra e Cortona, in due classi, cioè dei Nobili Patrizi e dei Nobili semplicemente. Anche il Padiglione (Biblioteca del Museo Nazionale nella certosa di Napoli) reputa che sotto il titolo superlativo di Nobili Patrizi s'intendessero quelli forniti di un'antica nobiltà municipale.

A partire dall'VIII secolo il titolo di patrizio venne utilizzato per indicare quella classe nobiliare che governava su di un comune, quindi un municipio, o su una repubblica aristocratica.

Tale titolo fu ritenuto molto importante, tant'è vero che pur essendo un titolo non rilasciato dall'autorità reale o di un principe o di un sovrano in generale, fu adottato da molti nobili aventi titoli nobiliari molto più alti.

In età moderna, dopo il XII secolo, si formarono diversi Patriziati in alcune Università (gli antichi Municipi) in Italia. Questi patriziati moderni gestivano autonomamente il governo della città che di conseguenza non aveva un signore feudale. Per tale motivo l'appartenenza di una famiglia ad un patriziato civico dava a questa famiglia un grande prestigio e ancora oggi, pur essendo quello di patrizio, come si è detto, un titolo tra i più bassi nella scala gerarchica nobiliare, viene considerato uno dei più prestigiosi in quanto, fra l'altro, indice di sicura antichità della famiglia che lo porta.

Questo perché mentre gli altri titoli nobiliari venivano concessi per brevetto, cioè per Diploma di Nobilitazione o per Lettere Patenti da parte dell'autorità Imperiale, Papale, Reale, Ducale o Principesca; quindi come venivano dati potevano essere anche negati alla famiglia per varie motivazioni. Il titolo di Patrizio invece non era altro che l'ufficializzazione della nobiltà patrizia che risiedeva in una specifica famiglia, cioè quelle famiglie che pur non avendo un titolo nobiliare ricoprivano cariche di governo cittadino o repubblicano o militari; quindi con l'ascrizione nel Libro D'Oro del patriziato venivano nobilitati in modo ufficiale.

Questo titolo prima di essere dichiarato tale, era una qualità, qualifica e prerogativa che era radicata in una specifica famiglia, quindi quando la si individuava, per mezzo dell'ascrizione al patriziato le veniva ufficializzata la condizione nobiliare di cui godevano. Dato che la nobiltà patrizia è una qualità che risiede in una famiglia e la si tramanda con i geni, era l'unica nobiltà che non poteva essere negata dall'autorità sovrana, cioè Imperiale, Papale, Reale, Ducale, Principesca.

Tale nobiltà Patrizia poteva essere riconosciuta soltanto dal patriziato della città o repubblica nella quale la famiglia risiedeva, in quanto il patriziato era sovrano.

Il titolo di Patrizio venne utilizzato anche dai Bizantini, infatti essi a questo titolo davano molta importanza, in quanto rappresentava la dignità (cioè titolo) suprema dell'amministrazione dell'Impero Bizantino.

Inizialmente la voce di Patrizio stava ad indicare qualità e prerogativa nobiliare della famiglia, quindi chi era ascritto al patriziato doveva dire di essere ascritto ad un seggio patrizio, o aggregato al patriziato, o ascritto al libro d'Oro del Patriziato e non dire di avere il titolo patrizio di una determinata città. Però col tempo tale qualifica diventò un vero e proprio titolo nobiliare, che ha avuto origine dall'antica Roma.

In altre città invece oltre al patriziato ed alla nobiltà civica, trovavamo anche la nobiltà generica che pur unita in un collegio nobiliare non era ascritta a nessun Seggio Nobiliare.

Oggi il titolo patriziale è superiore al titolo di Nobile Civico, ed inferiore al titolo di signore e consignore.