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Titoli Nobiliari: Araldo

Le origini della figura dell’Araldo possono essere rintracciate nel mondo classico. Presso gli antichi greci, infatti, vi era una personalità preposta a rendere pubblici gli atti e le disposizioni delle autorità, sia civili che religiose, nonché a mantenere le relazioni con i “barbari”, ossia i popoli stranieri o nemici.

L’importanza di questi primordiali araldi, i c.d. “Kérukes”, è testimoniata dalla loro ricorrenza nei poemi epici della classicità ed anche in epoca romana si incontrano delle personalità simili: i “calatores”, addetti agli uffici religiosi, gli “apparitores”, addetti agli uffici pubblici, ed i “feciales”, con compiti istituzionali.

Tuttavia, è solamente in epoca medioevale che la figura dell’Araldo inizia a delinearsi con chiarezza e ad assumere il suo comune significato di “pubblico ufficiale addetto alle corti dei sovrani, dei grandi feudatari e agli ordini cavallereschi. Etimologicamente, il significante in questione, deriva dal franco “hari-wald”, appunto “funzionario dell’esercito, uomo di fiducia del re”. Poche, dunque, sembrano essere le connessioni tra l’araldo medioevale e quello classico; da alcuni studi, d’altronde, è emerso che siano stati gli stessi araldi, nel XV secolo, a creare un legame con il mondo classico, allo scopo di provare l’antichità e la nobiltà del loro ufficio, probabilmente in un momento in cui era stato messo in discussione.

In ogni modo, gli araldi d’armi, probabilmente presenti nel panorama storico sin dal XII secolo, stando ad un citazione tratta da Chrétien de Troyes, sono fortemente correlati allo sviluppo dell’araldica, intesa come “scienza del blasone”, che da essi trae il proprio nome. Almeno inizialmente, l’organizzazione di questi ufficiali era legata ai tornei. Essi, infatti, li annunciavano, vi conducevano i Cavalieri e li commentavano.

Originariamente erranti e privi di alcun legame con la nobiltà, con il passare del tempo la loro figura venne a delinearsi sempre con maggior chiarezza. Il loro ruolo nei tornei, infatti, ne fece degli indiscussi esperti nei blasoni e ciò permise loro di avere delle funzioni militari ufficializzate, agli albori del XIV secolo. La conoscenza dei blasoni, infatti, permetteva agli araldi di riconoscere repentinamente i protagonisti e di seguire lo svolgimento delle battaglie. Pertanto, essi iniziarono a fermarsi presso dei signori, svolgendo anche la funzione di messaggeri.

L’araldo iniziò, così, ad acquisire sempre maggiori competenze ed immunità. Nobile o nobilitato all’atto della nomina, nel cuore del XIV secolo, questi particolari ufficiali d’armi, assumevano un nome, solitamente di feudo, provincia o ordine cavalleresco, e vestivano una cotta di velluto armeggiata. La loro insegna era un bastone con i colori della bandiera dello stemma. Lo speciale giuramento che prestavano li rendeva inviolabili; formavano un collegio ed eleggevano a loro capo il re d’armi. I loro compiti spaziavano dal civile al militare. Oltre della compilazione dei rotuli degli stemmi e della cura dei registri di nobiltà, erano anche responsabili del corretto svolgimento dei tornei tra cavalieri, partecipavano alle cerimonie solenni di corte, svolgevano incarichi diplomatici e svolgevano il compito di messi per la dichiarazione di guerra o l'intimazione di resa.

Con l’avvento del XV secolo, cominciò la decadenza dei collegi degli araldi, culminata nel secolo successivo. Il passaggio dall' esercito medioevale formato da truppe eterogenee all'esercito permanente stipendiato, iniziò a far vacillare l’importanza della figura dell’araldo, il cui ruolo militare verrà definitivamente meno alla fine della Guerra dei Trent’anni ed il cui ruolo araldico cesserà nel 1615, data della creazione dei c.d. “giudici d’armi”.

Al giorno d’oggi, tuttavia, in alcuni paesi, la figura dell’araldo continua ad esser presente. Su tutti, basti nominare l’Inghilterra, ove gli ufficiali d'armi sono identificati con nomi propri, tramandati da un ufficiale all'altro e che ormai possono essere considerati coincidenti con la carica.