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Antica famiglia originaria di Asti. I Peleta, infatti, appartennero alla prima nobiltà di Asti; ebbero sin da remotissimo tempo i feudi di Cossonbrato e Costazzone, con Soglio, Dacio, Torre di Valgarera ecc. Raimondo seguì goffredo di Buglione all'impresa in Terrasanta. Oberto fu capitano del popolo di Cherasco nel 1294; Enrico, capo dei Ghibellini nel 1304; Benedetto cavaliere aurato; Melchiorre podestà di Milano verso il 1340; Giovanni suo contemporaneo, fu podestà di Pavia; Melchiorre vescovo di Scutari nel 1388 e governatore di Norcia e di Assisi; Gian-Francesco cavaliere di Malta valoroso capitano, ucciso dai Turchi nel 1371; Antonio fu balì di Nerosa nel 1327; Orazio balì di S. Eufemia e generale delle galere morto nel 1299.
La presenza dell'arma e del motto nella bibliografia documentata della famiglia Peleta ci conferma l'avita nobiltà raggiunta dalla casata. Infatti l'origine del motto risale a circa il XIV secolo e deve essere ricercata in quei detti arguti che venivano scritti sui vessilli o bandiere dei cavalieri, esposti alle finestre delle locande in cui questi alloggiavano, in occasione dei tornei, e durante i tornei stessi. Il motto era un pensiero espresso in poche parole facente allusione a un sentimento palese o nascosto, a una qualità, a un ricordo storico, per stimolo al coraggio o onore. Era scelta dal capo della famiglia, dal cavaliere entrante in lizza o data dal sovrano al proprio uomo ligio. Motto della famiglia: Virtute et vi.