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Antica ed assai nobile famiglia della Basilicata, di chiara ed avita virtù, propagatasi, nel corso dei secoli, in diverse regioni d'Italia. Tradizione vuole che essa fosse annoverata tra le nobili del Regno già nel XVI secolo, quando un Andrea Pomarici di Matera fu nominato Barone di Zangarone; baronia che tenne sino alla sua morte, avvenuta nel 1567. Ettore Pomarici (+ 1656) si trasferì ad Anzi, dopo il matrimonio con Laura Columodia. Da questa unione nacquero tre figli: Ferdinando, Biagio e Aurelio. Ferdinando trasferì la propria dimora a Montepeloso; Biagio ritornò all’antica sede della famiglia, Matera; Aurelio rimase ad Anzi. Da qui si originarono i tre rami principali della casata; dal ramo di Montepeloso sarebbero poi derivati i Pomarici di Gravina. I Pomarici di Anzi appartennero al più benestante patriziato di quella provincia e diedero un grande contributo alla nascita dell'Unità d'Italia e alla formazione dello stato borghese nel Mezzogiorno. Nel corso del XVIII secolo, si distinsero nella società del tempo i fratelli Francesco Antonio, Francesco Paolo e Michele Arcangelo Pomarici i quali, dopo aver terminato gli studi universitari a Napoli, conseguendo la laurea "in utroque jure", aderirono lotta politica a sostegno dell’ideologia liberale. Francesco Antonio divenne sacerdote ed ebbe una prestigiosa carriera forense ed ecclesiastica; lo stesso nel gennaio del 1794, fu accusato di aver congiurato contro la monarchia borbonica assieme a numerosi giacobini lucani. Francesco Paolo, anch’egli promotore dei moti giacobini del 1799 e grande frequentatore della Loggia massonica napoletana, però, nel periodo della Restaurazione, essendo molto stimato dal ministro delle Finanze Luigi de Medici, divenne suo segretario e confidente. Entrambi stabilirono, pur con il ritorno dei Borbone al potere, di perseguire la linea politica “dell’amalgama”, ove i murattiani non furono perseguitati ma inseriti negli uffici dell’amministrazione. Michele Arcangelo, ultimo dei tre fratelli, sposò la gentildonna Maria Teresa Gaeta