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Antica ed assai nobile famiglia di Verona, di chiara ed avita virtù, propagatasi, nel corso dei secoli, in diverse regioni d'Italia. Le prime notizie relative a tal casato si hanno già nel secolo decimo primo ed inoltre risulta imparentata con gli Scaligeri. Secondo quanto ci viene tramandato, il capostipite della famiglia si rinviene in un Ulderico, tra i membri del primo consiglio comunale cittadino nel 1140. Nel 1404 venne aggregata al nobile Consiglio. D’altronde, tal famiglia, nel dispiegarsi dei lustri, sempre è riuscita a produrre una serie di uomini che hanno reso illustre il suo nome, nei pubblici impieghi, nelle professioni liberali ed ecclesiastiche e nel servizio militare. Fra questi, senza nulla levar al valore degli omessi, contasi: Uberto, podestà di Cerea negli anni 1251, 1252 e 1253; Florimonte, segretario personale oltreché confidente e grande amico, di Cangrande I della Scala; Anna, del fu Florimonte, la quale sposò nel 1334 il nobile Francesco Bevilacqua, che divenne podestà di Padova; Mexador, la quale fu moglie di Checchino della Scala; Florio, notaio, che fu nel 1404 da Francesco da Carrara signore di Verona creato governatore di alcuni benefici ecclesiastici, vicario della Valpolicella ed esattore dei canonicati della Cattedrale; Omobono, il quale fu ufficiale e presidente dell'importante ufficio detto dei Carri; Giovanni-Simone, podestà di Peschiera nel 1608. L'arca tombale del casato è sita presso la Chiesa dei Santi Apostoli, in Verona, mentre il loro palazzo si trovava nell'attuale via Mazzini. Da una analisi cromatica e simbolica dell'arma della famiglia, possiamo, infine, ricavare alcune importanti informazioni sulle virtù associate a tal cognome. L'azzurro essendo il colore del cielo, simboleggia tutte le virtù più elevate e, tra quelle spirituali, devozione, fedeltà, castità, giustizia, santità. Per le qualità mondane simboleggia bellezza, nobiltà, fortezza, fermezza incorruttibile, vigilanza, vittoria, perseveranza, ricchezza, amore per la patria, buon augurio, fama gloriosa.