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Il Vescovo di Reggio Emilia pro tempore porta diritto il titolo di Principe, e mentre altri vescovi in Italia antepongono il titolo nobiliare a quello episcopale, quello di Reggio Emilia si chiama Vescovo e Principe. Dell'ordine di questo titolo molti storici e studiosi si sono occupati per stabilirne la epoca ed il documento di concessione. La Commissione Araldica Modenese in modo generico, e forse a scanso di più precise e difficili indagini, lo indicò colla frase "ab immemorabile", riportata poi nell'Elenco Ufficiale Nobiliare italiano. Risulta che il Vescovo di Reggio ebbe degli imperatori nel Medio Evo, e in diverse epoche, concessioni ed investiture di privilegi e facoltà proprie delle autorità civili. Fin da Carlo Magno nel 781 furono concesse al Vescovo di Reggio immunità pei suoi diritti e pei suoi beni. Successivamente da altri imperatori gli furono concessi diritti di "avvocatia" e di inquisizione; poi la giurisdizione sulle vie della città e dintorni. Nel 942 Ugo e Lotario donarono al Vescovo tutte le terre di domini imperiali per un Reggio di 3 miglia, esteso poi a 4 miglia. Con diploma del 1027, che si conserva, fu nominato da Corrado II "Messo Dominico permanente" con libera potestà in città e fuori fino a 4 miglia, con facoltà "duellum judicandi, legem et justitiam fatiendi, et quiduid aliud regalibus missis concessum est". Concessioni confermategli poi da Federico II. Durante l'impero di quest'ultimo il vescovo Nicolò Maltraversi battè anche moneta. Tutte queste concessioni, riconosciute e confermate, di autorità civile (per le quali vendiamo nel secolo XIV vescovi di Reggio investiti di loro castelli e loro beni feudi "per anulum per gladium feritorium, ad usum regni, per merum et mixtum imperium"), portarono al titolo di principe, di cui usò per primo in modo pieno, pacifico e pubblico il vescovo Serafini Tavacci da Trino, che rese