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Antica ed assai nobile famiglia napoletana, di chiara ed avita virtù, propagatasi, nel corso dei secoli, in diverse regioni d'Italia. Essa è una diramazione dell'omonima nobile casata di Parma e giunse nel regno di Napoli nel 1575. Ivi, questo ramo dei Terzi fu infeudatato di Castelpizzuto, inizialmente dal 1575 al 1597 e poi dal 1713 sino all’abolizione della feudalità. La famiglia è stata anche decorata del titolo di conte nel 1639, di conte di Castellone nel 1710 e di conte palatino nel 1711, in persona di Eleuterio Terzi di Castelpizzuto. Un Antonino Maria, inoltre, con privilegio dato a 17 luglio 1788, ottenne il titolo di barone di Zisola, e forse egli stesso fu quel barone Antonino, che tenne la carica di giurato in Spaccoforno nell'anno 1812-13. Da una analisi cromatica e simbolica dello stemma, possiamo, infine, ricavare alcune importanti informazioni sulle virtù associate a tal cognome. L'argento, simbolo della Luna, tra le virtù spirituali è simbolo di purezza, verginità, innocenza, umiltà, verità, giustizia, temperanza, equità mentre per le qualità mondane è simbolo di amicizia, clemenza, gentilezza, sincerità, concordia, allegrezza, vittoria, eloquenza; la banda è un termine utilizzato in araldica per indicare una pezza onorevole costituita da una striscia; il rosso, richiamandosi al sangue versato in battaglia, rappresenta il valore, l'audacia, la nobiltà ed il dominio ma anche il fervente amore per Dio; la rosa, che dicesi sia stata introdotta nel blasone delle famiglie d'Italia dai Normanni, dimostra la grazia, la bellezza, l’onore incontaminato, la soavità dei costumi, la magnificenza, la grandezza di nobiltà e il merito conosciuto. È inoltre simbolo del silenzio, tanto che gli antichi ne ponevano una in mano della statua d'Arpocrate, e la dipingevano sulla volta delle stanze per far intendere che le cose ivi udite si dovevano tacere. I cognomi così antichi, senza dubbio alcuno,