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AMONE | AMONI

Amone è quasi unico, Amoni, estremamente raro, sembrerebbe tipico dell'Italia centrale, deriva da modificazioni del nome medioevale Aimone derivato dal nome longobardo Haimon, di questo nome abbiamo un esempio nell'anno 768 in una  Charta Convenientae: "...Placuit igitur adque bona bolontate conuenit inter Aimone, habitatore castello Ueterbo, nec non et presbyter monachus Sancti Salbatoris de terris cultis et incultis ....", un esempio di questa modificazione lo troviamo nell'Orlandino di Teofilo Folengo (1491-1544): "...Narra lo gran viaggio al mar Euxino, / ove trovò ch'Amone suo fratello, / scampando dal figliuolo di Pipino, / condotto avea d'armati un gran drapello,...". integrazioni fornite da Daniele Amoni, storico ed antropologo culturale Amoni: "Antica famiglia di origine normanna. Si trova stabilita nel Reame di Napoli fin dal 1135 nella persona di un Lanfranco, condottiero di milizia sotto Re Ruggero II°. Gli Amoni da tempo remoto hanno fatto parte della nobiltà di Sorrento al Seggio di Porta. Un ramo si trapiantò in Sulmona, un ramo nel perugino. Possederono il feudo di Tricarico. Giulio nel 1460 era Capitano di Sulmona. Vari furono eminenti prelati". (G.B. Di Crollalanza) Francesco Bonazzi, nell'opera Famiglie Nobili e Titolate del Napoletano, descrive questa famiglia: "Patrizia della città di Sorrento del Seggio di Porta, antica feudataria, ricevuta nell'ordine di Malta nel 1751, riconosciuta ammissibile nelle RR. Guardie del Corpo, ed ascritta al Re. Aimone d'Aarienzo (de Argentia): uomo d'arme normanno della famiglia dei conti d'Acerra che, al tempo di Riccardo I°, principe di Capua, era già notevolmente consolidata nell'agro aversano, é ricordato per la prima volta in un atto del 28 agosto 1097: la madre, con il suo consenso, aveva fatto una donazione al monastero di S. Lorenzo di Aversa, ottenendo la conferma del principe capuano. Signore di Castel Cicala, sposò Sica, figlia del conte di Pozzuoli, appartenente, alla aristocrazia napoletana. Nel 1116 sottoscrisse un diploma del principe Roberto in favore del monastero di S. Lorenzo d'Aversa. Nel 1121 risulta ancora tra i più fidi baroni capuani, al seguito di Giordano II°, presenziando e sottoscrivendo una donazione del principe al vescovo d'Aversa, Roberto. Forse dopo la morte del principe dovette separare la propria sorte da quella di Capua; infatti, durante il conflitto scoppiato tra Roberto di Capua e Ruggero, egli stette dalla parte di quest'ultimo, e quando nel 1135 Ruggero ricevette la sottomissione dell'aristocrazia capuana venne inviato nella città quale amministratore della giustizia insieme con l'arcivescovo. Nel maggio 1143 fece una donazione al prete Mairano e qualche mese dopo (nel novembre del 1143) partecipò in Salerno alla curia del re. Amoni di Sulmona: "Errico Amone, (anno 1307), figlio del Cavalier Giacomo Amone di Solmona fu molto a cuore a Carlo II° Re di Napoli per l'ottime sue qualità, e per la fede conservatagli, e per i servigj prestati alla Real Corona: il Sovrano perciò in un diploma l'onora col titolo di Regio Milite, e riduce in burgensatico un di costui molino in flumine ubi dicitur carbonaria per cui pagava un annuo censo di tomola venti di vettovaglie" (Diploma Caroli II Reg. Neap. An. 1301 ex Regest. in M. C. lit. A fol . 84). "Gio. Battista Amone (anno 1546), fu egli celebre nella Giurisprudenza motivo per cui il Principe D. Filippo Lanoja Capitan Generale di S. M. l'Imperatore Carlo V° lo creò suo Uditore Generale, e Giudice dell'intero Esercito Imperiale; dandogli perciò tutte le facoltà ad modum belli, e altri Privilegi, che leggonsi nella Patente spedita. In essa vi si legge eziandio stabilito là per quei tempi non piccola provvigione di trenta scudi al mese. Di tal Nobile soggetto ignorasi le più precise notizie: si sa solo c'ebbe un figlio Placido D'Amone che si casò con Giovannella Carafa figlia di D. Diomede Carafa german fratello del Pontefice Paolo IV° come si dirà in appresso. "Lorenzo Amone (anno 1553), fratello germano del sovramentovato Gio. Battista. Dopo aver atteso allo studio delle Umane lettere, si applicò tutto a quello delle Armi: servì l'Imperatore Carlo V° in qualità di Capitano di Cavalleria, da cui con Imperial Diploma gli fu concesso di poter usare nello Stemma gentilizio di sua famiglia l'Aquila Imperiale. Perciò quella tuttavia si osserva nell'Impresa del riferito Casato". Il ramo di Gualdo Tadino documentato a partire dal 1580 fiorisce tuttora con il dott. Daniele Amoni, storico ed antropologo culturale.

Fonte bibliografica "L'origine dei cognomi Italianim storia ed etimologia" di E. Rossoni disponibile online su: https://archive.org/


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