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CARRA

Dossier Araldici

Carra
Variazioni Cognome: Carrai
Stemma della famiglia Carra Nobili: Italia - Francia (Emilia Romagna - Lione)
Titoli: Nobili - Conti - Baroni
Lingua del testo: Italiano

Carra
Stemma della famiglia Carra Nobili: España (Vizcaya)
Titoli: Señores - Caballeros - Familia Noble
Lingua del testo: Español

Carra
Stemma della famiglia Carra Nobili: France (Lyonnais)
Titoli: Comtes - Barons
Lingua del testo: Français

Carrai
Variazioni Cognome: Carra
Stemma della famiglia Carrai Nobili: Italia
Titoli: Nobili
Lingua del testo: Italiano

Stemma della famiglia

Carra
ref: 57030

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Blasone:
(Français)
De gueules, au chevron d'or, acc. de trois carreaux du même.

Carra, Carrai
ref: 57029

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Blasone:
(Italiano)
D'argento a tre pali di rosso con la banda d'oro carica di tre stelle d'argento attraversante.

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Ricerca Origine etimologica dei cognomi Italiani

CARRA | CARRA' | CARRAI

Carra è diffuso in tutta Italia con area d'elezione compresa tra Mantova e Parma esistono presenze significative anche in provincia di Lecce e di Palermo, Carrà definisce almeno due ceppi uno nelle provincie di Pavia e Piacenza e l'altro nella zona di Vibo Valenza, Carrai è tipicamente toscano, in particolar modo del fiorentino, dovrebbero derivare o direttamente o da modificazioni dialattali del mestiere di carraio, portatore di carri. integrazione fornite da Giovanni Vezzelli Carrà in Sicilia ed in Calabria viene da toponimi che significano 'bosco di cerri'; infatti nel dialetto grecanico della zona di Bova in Calabria 'karro' = cerro. integrazioni fornite da Giuseppe Concas CARRA; CARRAI: derivano ambedue da carro, ma il primo è un'antica unità di misura di capacità per liquidi, che usavano un tempo in Piemonte e corrispondeva a circa 500 litri, ed era, pressappoco il tanto di liquido, solitamente di mosto o di vino, che si riusciva a trasportare dentro una carrata, che era una grossa botte, sistemata sopra un carro, trainato da cavalli o da buoi. La grossa misura veniva solitamente divisa in 10 parti, brente. Una brenta, a sua volta, è (ancora oggi a Torino) una unità di misura della capacità di circa 50 litri. Si tratta di una specie di bigoncia in legno, che si usava per il trasporto del vino. L'etimo del termine è ancora oggi oscuro, ma noi pensiamo che derivi dal latino venter = ventre; anche per la forma antica della bigoncia che altro non era che un otre di pelle. Quindi si tratterebbe di una voce latina, non preromana, come sostengono alcuni. Carra e Carrai come cognomi potrebbero derivare non tanto dal mestiere di fabbricante di carri, quanto invece da quello di trasportatori e mercanti. Il cognome Carra è attualmente presente in 238 Comuni italiani, con la maggiore diffusione nelle zone di confine tra la Lombardia e l'Emilia Romagna: Mantova - Parma. Carrai è presente in 94 Comuni italiani, con maggior diffusione in Toscana. Carra è presente in un solo Comune sardo, ad Arzachena, ma è di chiara importazione. Anche Carrai è presente in un solo Comune sardo, a Cagliari. Sia Carra che Carrai sono però presenti nei documenti antichi della Sardegna. Tra i firmatari della Pace di Eleonora, LPDE del 1388, figurano: Carra Anthonius - de Aristanni; Carra Joanne, jurato ville de Paingionis(Pabillonis); Carra Juliano, ville Selluri(Sanluri - Seddori); Carrai Parisono - de Castri Januensis(Castelsardo); Carras Joannes, ville Sasseri. Nel Condaghe di Santa Maria di Bonarcado, CSMB, del XI°, XIII° secolo, figura un certo Carras Furatu (172), curatore(ufficiale amministrativo e giudiziario) di Aristanis (Oristano), teste in una lite (kertu) per una serva., Maria Pisana, e suo figlio, tra il priore del convento di Santa Maria e il priore di Bauladu, donnu Francardu. È opportuno fare qui una nota: carra in logudorese e cuàrra in campidanese, è una unità di misura per cereali e per terre. Una càrra o cuàrra corrisponde a circa 20 litri di grano o d'altro cereale, prendiamo il grano perché è il più nobile dei cereali. Nella misura di terra (agrimensura) una cuàrra corrisponde a 20 are ( 1 ara = 100 mq.) = 2.000 metri quadri. La misura più grande di cuàrra è moi, che corrisponde a 4.000 mq. Pertanto dus mois e cuàrra corrispondono a un ettaro di terra, cioè a 10.000 m,q. Solitamente unu moi (4.000 mq) = duas cuàrras de terra era il tanto che un contadino, con un bel giogo di buoi (u'jù de bois) e un aratro, riusciva ad arare e seminare in una giornata lavorativa (non meno di 10 ore di lavoro). Unu quartu è la metà di una cuàrra e corrisponde a 1.000 mq; unu quartucciu = 500 mq; un'imbudu = 250 mq. di terra. Nella misura dei cereali per il grano si usava "sa mesura", che era un recipiente, prima di sughero e poi di ferro equivalente a 20 litri = una cuàrra. Curiosità: per il grano si usava la "mesura a rasu" (a raso), per altri prodotti della terra, ad esempio, fave, piselli, ceci, mandorle, "a cùccuru, cioè con la "misura" ben ricolma. Ricordo che quando ero bambino, ho 63 anni - 2008, si usavano ancora queste "misure", ma per non incorrere nell'errore ho chiesto ragguagli a mia madre, che ne ha quasi 90, ma con tutte le "misure" ancora ben sistemate nel suo cranio!

Fonte bibliografica "L'origine dei cognomi Italianim storia ed etimologia" di E. Rossoni disponibile online su: https://archive.org/


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